La storia e le origini

La genesi della Cantina Miglianico è figlia dell’intuito di un parroco e dell’audacia di un manipolo di agricoltori. Nel 1961 don Vincenzo Pizzica capì che, per evitare la sottovalutazione del vino locale da parte dei grandi produttori, occorreva costituirsi in cooperativa. Pochi anni dopo, nel 1966, gli agricoltori associati iniziarono a produrre le prime bottiglie. Oggi la Cantina riunisce circa 300 viticoltori e gestisce oltre 500 ettari di vigneto nella provinciateatina.

Alcuni dati

Le uve vengono seguite, controllate e vendemmiate nel momento ottimale. Il percorso prosegue con l’ausilio di avanzate tecnologie di vinificazione. La struttura e gli impianti della Cantina Miglianico riescono a ricevere e vinificare oltre 110.000 quintali di uve, smistate in cinque linee di pigiatura e pressatura. Ma il vero fascino di una cantina sta nella bottaia e la cooperativa miglianichese non fa eccezione: 200 barrique e 60 botti stupiscono il visitatore e lo avvolgono con le varie essenze del legno. Decisa a percorrere fino in fondo la strada della qualità, negli ultimi anni la Cantina Miglianico ha investito significativamente nell’ammodernamento degli impianti produttivi e si è impegnata nel progetto di riconversione e ristrutturazione dei vigneti.

Etichette

Il desiderio di cambiare in meglio coinvolge anche l’immagine delle bottiglie, come dimostra il recente restyling delle linee Murelle e Pietra Majella.L’azienda si è evoluta, ma custodisce con dedizione la propria torre vinaria, rimanendo legata alle località e alle contrade della zona, celebrate anche nei nomi di alcune etichette, per esempio Montupoli e Pietra Majella.

Le vigne e l’uva

L’efficacia mitigativa del mare e le caratteristiche collinari del territorio permettono di produrre un’interessante varietà di vini. Gli accorgimenti tecnici e le caratteristiche citate danno origine a uve competitive che si giovano dell’ampia gamma di terreni a disposizione. Una risorsa speciale che va dal livello del mare, dove si privilegia la coltivazione dei Trebbiani, sale sulle prime colline, dalle quali emergono Pecorini interessanti, fino a raggiungere la fascia pedemontana, dedicata al Montepulciano.

I mercati

Il punto di riferimento resta sempre la valorizzazione dei vitigni, come appunto il Montepulciano d’Abruzzo DOP, che hanno fatto la storia dell’enologia abruzzese e che finalmente sono riusciti ad ottenere la stima e l’interesse dei mercati nazionali ed esteri. Ma ancora una volta la vera rivelazione è rappresentata dal sorprendente Pecorino, che può essere gustato anche da solo ed è sempre più di tendenza.Da tempo, come tante altre aziende abruzzesi, Cantina Miglianico ha intrapreso la strada dell’internazionalizzazione, ed è per questo che non poteva mancare ad un appuntamento fondamentale come il Vinitaly di Verona. L’affluenza allo stand ha confermato l’interesse dei buyers internazionali, accolti con piacere dal presidente Antonio Marascia e dall’enologo Carmine De Iure. Per Cantina Miglianico il maggiore mercato di riferimento resta il Canada, ma al Vinitaly 2018 l’azienda abruzzese ha registrato con soddisfazione anche la grande attenzione degli importatori asiatici, Cina e Vietnam in testa.

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